Il Museo ha sede negli edifici monastici, eretti a partire dal 1717 sulla piccola Isola di San Lazzaro, di fronte alla costa occidentale del Lido di Venezia. La Congregazione nacque in seguito alla fuga dei monaci armeni dal possedimento veneziano di Modone, causato dall’invasione turca; la sua missione fu, fin dalla fondazione, quella di “promuovere una rifioritura culturale e religiosa del popolo armeno”.
Il monastero conduce da allora attività di studi e ricerca in ogni campo (attività che lo salvò dalla napoleonica soppressione degli ordini religiosi), che lo hanno portato alla costituzione di un’immensa biblioteca e all’istituzione di un Museo di Antichità.
Questo Museo si prefigge come scopo quello di inserire la comprensione della cultura armena nel suo contesto originario. Esso ospita soprattutto reperti di provenienza araba, indiana ed egizia/egiziana, ma anche una piccola raccolta di reperti provenienti dall’intero Vicino Oriente, dall’Anatolia alla Persia.
Collezione di reperti orientali del monastero
La collezione è stata assemblata durante il corso dell’intera storia del Museo istituito dalla Congregazione Mechitarista, attraverso acquisti e donazioni. Le modalità di costituzione, tuttavia, sono in gran parte avvolte dal mistero, poiché furono precisamente registrate solo in pochi casi.
Il corpus della collezione si compone di: 2 statuette in pietra, raffiguranti un uomo prigioniero di due serpenti (risalente al IV millennio e proveniente, probabilmente, dall’Elam) e un uomo in preghiera (del II millennio, provenienza sconosciuta); 4 figurine di terracotta (una donna, un ariete, un cane e una testa con copricapo, datati tra il VI e il III millennio a.C.); 1 sigillo cilindrico della prima Età del Ferro; un frammento di cintura in bronzo del VII secolo a.C.; 9 recipienti di diversa forma, provenienza, materiale e datazione; 1 mattone con iscrizione cuneiforme risalente al regno del sovrano neo-babilonese Nabucodonosor II (sul quale, curiosamente, è stata iscritta una breve nota in armeno che riporta la data dell’acquisizione: 1846). A questi vanno aggiunti numerosi reperti egizi.