Il Museo è situato nel centro storico della città, all’interno di un antico convento; vittima di un disastroso bombardamento nel maggio del 1944, che portò alla drammatica perdita di centinaia di reperti, l’edificio ha subito ampliamenti e ristrutturazioni per tutta la seconda metà del ’900.  Ad oggi, il MIC possiede la più grande collezione di prodotti ceramici al mondo (oltre 40.000), allestita a partire dal 1908, anno della sua istituzione, grazie a donazioni di grandi archeologi (come gli egittologi Petrie e Schiaparelli negli anni ’20), musei di ogni Paese (dal Louvre al Museo di Baghdad), collezionisti e persino artisti del XX secolo (tra i quali Picasso, Chagall e Matisse). 

L’enorme ricchezza del museo è presentata al pubblico con due itinerari espositivi distinti: nel cuore dell’originale struttura del convento trovano posto le collezioni di ceramica antica, medievale e moderna, mentre nelle ali di più recente edificazione sono ospitati i materiali novecenteschi e le mostre temporanee dedicate agli artisti contemporanei. Le collezioni sono ulteriormente organizzate secondo criteri cronologici e culturali: i reperti più antichi appartengono alla Collezione Egizia e Vicino-orientale, con i suoi oltre 200 pezzi; seguono le Ceramiche Classiche, Islamiche, Medievali, Precolombiane ed Estremo-orientali, cui si aggiungono quelle Barocche e quelle Italiana ed Europea del ’600-’700; da ultime vengono le abbondantissime e varie collezioni dell’800 e del ’900. 

Accanto a questi oggetti, il Museo Internazionale delle Ceramiche conserva anche un ricco archivio, testimonianza delle attività del museo fin dalla sua fondazione, tra cui i carteggi con i più celebri benefattori della fondazione.  

Collezione vicino-orientale del MIC

Durante la sua ormai secolare storia, il MIC ha accolto ed esposto decine di reperti archeologici, in larga parte giunti a Faenza come frutto di donazioni da parte di celebri archeologi. Tra queste donazioni vale la pena ricordare quelle di sir Flinders Petrie e quella di Ernesto Schiaparelli, celebri archeologi di fine ’800 – inizio ’900, entrambe risalenti ai primi anni di vita del museo. Il tragico bombardamento avvenuto nel maggio 1944 portò alla perdita di tantissimi materiali, che venne tuttavia compensata da nuove donazioni da parte di privati collezionisti e da scambi di reperti con musei e istituzioni di tutto il mondo (Musei di Ankara, Gerusalemme, Baghdad e persino del Louvre). 

Il corpus della collezione si compone di: 157 esemplari di vasellame, integri o frammentari, realizzati in tutta l’area del Vicino Oriente (Mesopotamia, Iran, Anatolia, Levante) durante un amplissimo arco temporale di oltre 4.000 anni (dal IV millennio a.C. al III secolo d.C.); un altro lotto comprende 49 vasi splendidamente conservati, tutti provenienti dalla Palestina e datati dal III millennio a.C. all’Età Bizantina; 6 lucerne, di cui cinque dalla Palestina e una dalla Mesopotamia; 5 frammenti di un medesimo sarcofago di Età Partica; 2 “chiodi rituali” di Età Tardo-Calcolitica (IV millennio a.C.); 5 mattoni smaltati dalla città di Susa, in Iran. Sono presenti anche materiali egizi. 

Accanto a questi oggetti, il Museo Internazionale delle Ceramiche conserva anche un ricco archivio, testimonianza delle attività del museo fin dalla sua fondazione, tra cui i carteggi con i più celebri benefattori della fondazione.  

sir Flinders Petrie // Ernesto Schiaparelli